CARLO FORLANINI
CARLO FORLANINI
Carlo Forlanini nasce a Milano l'11 giugno 1847, figlio di
Federico, medico milanese allora primario all'Ospedale Fatebenefratelli, e
fratello maggiore di Enrico Forlanini, pioniere dell'aviazione, noto per essere
l'inventore dell'aliscafo e pioniere nello sviluppo degli elicotteri e dei
dirigibili.
Ultimato il liceo, Carlo si iscrisse alla facoltà di
medicina dell'università di Pavia e, dopo la campagna garibaldina, si laureò
brillantemente nel 1870.
L'Ospedale Maggiore di Milano lo attirava e nell’agosto 1870
iniziò la sua pratica ospedaliera occupandosi di chirurgia, ma continuando gli
studi che più lo attiravano: quelli sulla tubercolosi polmonare.
Nel 1884 la Facoltà Medica di Torino lo propone per la
cattedra di Patologia Speciale Medica che Forlanini accetta con entusiasmo. A
Torino le sue lezioni di semeiotica e di clinica più ascoltate furono quelle
che riguardavano i metodi clinici per la diagnosi delle pleuriti e della tisi
polmonare.
La sua invenzione, che lo consegnò alla storia, è
l’apparecchio per il pneumotorace, e grazie alla sua intuizione i malati di
tubercolosi polmonare vennero sottratti a morte sicura.
Il portatore sano del bacillo della tubercolosi era l’alito
caldo del bovino.
Nelle stalle l’aria ferma ammorbata dai germi se veniva
respirata da persone deboli e predisposte a complicanze polmonari, portava
sicuramente alla malattia.
I primi segnali erano dolori fissi al polmone colpito, con
espettorato sanguigno; in pratica il polmone si era lacerato, e, essendo il
polmone in continuo movimento per la funzione respiratoria la cicatrizzazione
spontanea impossibile.
Forlanini ebbe in pratica il merito di
accorgersi che per guarire un polmone dalla tisi è necessario sopprimere la sua
funzione, cioè immobilizzarlo per eliminare il costante movimento respiratorio.
Il metodo si basa sulla tecnica elaborata dallo stesso Forlanini, e consiste
nel fare afflosciare il polmone che veniva ottenuta introducendo nelle pareti
toraciche a ridosso del polmone stesso, e cioè nel sacco pleurico (la camicia
del polmone) una quantità d'aria la cui pressione doveva vincere quella espansiva
dell'aria inspirata.
A quel punto il polmone si afflosciava, o come si diceva in
gergo medico “si collocava a parete” e rimaneva così per un periodo prolungato
di almeno due, tre anni. Si procedeva quindi alla sua riespansione quando si
era completamente cicatrizzato.
Il Pneumotorace inventato da Carlo Forlanini
Al Congresso Internazionale di Roma del 1894 venne data
dimostrazione pratica dell'utilità del pneumotorace e al Congresso Nazionale
della Medicina a Roma nel 1895 Forlanini espose i primi risultati ottenuti con
il nuovo metodo di cura che fu accolto però con incomprensione dai
contemporanei che consideravano probabilmente un'eresia l'aver studiato il
problema della cura della tisi senza tentare qualcosa contro l'agente della
malattia: il bacillo di Koch.
Nonostante lo scetticismo sul suo metodo Forlanini continuò
i suoi esperimenti.
Nel 1907 ci si decise a rompere il silenzio che durava ormai
da 13 anni e nel giugno di quell’anno il pneumotorace artificiale fu finalmente
riconosciuto ufficialmente dai tisiologi di tutto il mondo al Congresso
Internazionale della tubercolosi tenutosi a Roma nel 1912.
L’opera di docente di Forlanini, che era
tanto ammirata, fu negli ultimi anni limitata dalle condizioni di salute. Per
l'incrollabile fede nella efficacia di una cura che, esclusivamente per merito
del suo studio, entrò nella pratica quotidiana, gli è dovuto l'appellativo di
"inventore del pneumotorace" che gli è riconosciuto dagli studiosi di
tutto il mondo.
La scoperta della penicillina fece accantonare il
pneumotorace al quale resta comunque il merito di avere salvato migliaia di
tubercolotici. Forlanini venne candidato per due volte al Premio Nobel per
iniziativa di Camillo Golgi e sarebbe stato ben meritevole di riceverlo, ma lo
strano scetticismo accompagnato dalla consueta invidia che circondarono la sua
invenzione gettò un alone negativo sulla sua candidatura.
Venne nominato Senatore del Regno nel 1913 e nel 1918,
settantunenne, morì a Nervi.
Al suo nome è intitolato l’intero Sanatorio di Roma, sede
della Clinica universitaria della tubercolosi e delle affezioni respiratorie.
Nella nostra Pavia, nell'ambito del Policlinico San Matteo,
il Padiglione Carlo Forlanini da oltre un secolo è uno dei fiori all’occhiello
dell’autorevole sanità pavese.
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